Il sabotaggio di Nord Stream e le reazioni imbarazzanti di stampa e politica

oskar lafontaine

Prosegue sui media in lingua tedesca il dibattito sul sabotaggio di Nord Stream dopo le rivelazioni di Seymour Hersh. Proponiamo qui sotto un breve riassunto di 2 articoli molto interessanti apparsi nei giorni scorsi in occasione del primo anniversario dell’attacco ai tubi sul fondale del mare del Nord. Il primo commento è di Oskar Lafontaine, leader storico della sinistra tedesca, pubblicato dalle Nachdenkseiten, il secondo è di Dagmar Henn su RT Deutsch, che in tempi di guerra possiamo considerare come l’organo ufficiale del Cremlino in lingua tedesca, ma che comunque merita di essere sbirciato di tanto in tanto.

oskar Lafontaine

Nel suo articolo Lafontaine evidenzia che questo incidente rappresenta di fatto una dichiarazione di guerra nei confronti della Germania. La maggior parte dei politici e dei giornalisti, tuttavia, sembrano voler evitare di affrontare la questione e di limitarsi a svolgere il proprio compitino Lafontaine ritiene che se l’Ucraina fosse stata coinvolta nell’esplosione, come suggerito da alcune indagini tedesche, e se l’alto comando militare ucraino ne fosse stato a conoscenza (tranne il presidente Selenski), allora dovrebbero essere interrotti tutti gli aiuti militari e finanziari all’Ucraina, tranne l’accoglienza dei rifugiati di guerra..

D’altra parte, se gli Stati Uniti fossero implicati, come affermato dal giornalista Seymour Hersh, ciò renderebbe insostenibile la permanenza della Germania nella NATO, in quanto l’Alleanza sarebbe stata coinvolta in un atto di terrorismo contro la Germania.

Lafontaine critica inoltre la politica estera tedesca e il giornalismo nazionale per non aver considerato le dichiarazioni di Joe Biden, il quale aveva minacciato la fine del progetto Nord Stream 2 in caso di invasione russa in Ucraina. Sottolinea anche che alcuni giornalisti hanno ignorato le affermazioni dirette del presidente degli Stati Uniti, suggerendo che gli USA non fossero coinvolti nell‘esplosione delle condutture del gas. Lafontaine condivide inoltre la visione di Seymour Hersh secondo cui gli Stati Uniti cercano di impedire la collaborazione tra la Russia e la Germania per proteggere la loro posizione di predominio nell’Eurasia. Concludendo, Lafontaine sottolinea che la Germania potrebbe difendere i propri interessi in termini di sicurezza senza la protezione degli Stati Uniti e che l’ambizione statunitense di dominio globale rappresenta una minaccia per l’Europa. Suggerisce inoltre che una cooperazione tra Germania e Francia sarebbe sufficiente per affrontare le sfide geopolitiche attuali.

Lafontaine menziona inoltre le reazioni dei politici americani come Victoria Nuland e Antony Blinken, che sembrano esultare per l’esplosione delle condutture, suggeriscono un coinvolgimento o un’approvazione americana dell’atto di sabotaggio.

attacco a Nord Stream

L’articolo di Dagmar Henn esplora due aspetti fondamentali legati all’attacco ai gasdotti Nord Stream. Inizialmente, affronta il motivo per cui le fonti hanno rivelato informazioni sull’attacco, sottolineando quanto sia importante comprendere questo motivo per valutare la credibilità delle informazioni, specialmente quando provengono dai servizi segreti. Henn infatti evidenzia che un fatto: l’ipotesi che chi ha pianificato l’attacco possa essere stato ingannato riguardo all’obiettivo reale dell’azione aumenta la credibilità delle dichiarazioni, in quanto spesso le fughe di notizie dai servizi segreti sono il risultato di conflitti interni o divergente nelle informazioni, come è stato il caso dei Pentagon Papers.

Henn inoltre si concentra sulla risposta del governo federale tedesco all’attacco e critica il fatto che il governo non abbia reagito in modo sufficientemente deciso, nonostante il grave danno economico causato dall’attacco, stimato in 286 miliardi di dollari. L’autore sostiene che l’attacco dovrebbe essere considerato alla stregua di un atto di guerra, rendendo ancora più problematica la mancanza di una risposta adeguata da parte del governo tedesco.

L’autore mette in discussione il comportamento del cancelliere tedesco Olaf Scholz, sottolineando che anche se ci fossero stati elementi che lo hanno indotto a credere alle minacce statunitensi contro il Nord Stream, avrebbe dovuto comunque agire in modo più deciso a difesa degli interessi della Germania. Inoltre, l’autore afferma che Scholz non ha agito nell’interesse del paese, ma ha privilegiato il suo interesse personale. Infine, il comportamento di Scholz è considerato tradimento, se confrontato con altri casi storici di tradimento da parte di leader tedeschi.

L’articolo sottolinea che la mancanza di una risposta decisa del governo tedesco ha reso possibile l’attentato e ha creato un ambiente in cui gli Stati Uniti sapevano di poter agire senza gravi conseguenze, evidenziando il ruolo cruciale del tradimento nel permettere l’attacco. Dagmar Henn sottolinea l’importanza di discutere di questo tradimento.

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