Rottamazione dei lavoratori alla Volkswagen

Volkswagen per ridurre i costi (e aumentare i profitti) rottama la sua forza lavoro piu’ navigata con un controverso ‘bonus rottamazione’ di 50.000 euro aggiuntivi riservato ai dipendenti pronti ad andare in pensione. Ma cosa si cela dietro questa strategia di ‘risparmio ed efficienza’ e quali potrebbero essere le implicazioni per i lavoratori e il settore automobilistico nel suo complesso? Ne scrive Junge Welt

Volkswagen Lancia il Programma di “Bonus Rottamazione” per i Dipendenti

La Volkswagen ha inaugurato un’iniziativa audace come parte del suo ampio programma di risparmio ed efficienza: l’introduzione di un “bonus rottamazione” per incentivare la riduzione volontaria del personale. Gunnar Kilian, membro del consiglio di amministrazione VW e direttore delle risorse umane, ha evidenziato l’importanza di questa strategia per garantire un’efficiente gestione del personale nel lungo periodo.

Con questa politica, Volkswagen si propone di favorire il pensionamento parziale, fornendo ai propri dipendenti un’opzione appetibile per lasciare anticipatamente l’azienda. La novità sta nel fatto che i lavoratori, soprattutto i più giovani, che sceglieranno di aderire a questo programma entro la fine di maggio, potranno beneficiare di un incentivo economico considerevole. Oltre alle normali condizioni di fine rapporto, infatti, verrà offerta un’indennità aggiuntiva di 50.000 €.

Per aderire al programma, i dipendenti devono prendere una decisione entro la fine di maggio e successivamente sottoscrivere un accordo di risoluzione nel termine di due settimane. Questa mossa di Volkswagen si inserisce in un quadro più ampio di ottimizzazione delle risorse umane, mirando a una transizione armoniosa sia per l’impresa sia per i suoi collaboratori.

Verso la fine di novembre, le novità sull’intenzione di Volkswagen di ristrutturare ampie parti del proprio apparato amministrativo hanno raggiunto il Consiglio aziendale e i rappresentanti sindacali di IG Metall. Le specifiche su esattamente quanti impiegati potrebbero essere interessati dal ridimensionamento – che sembra riguardare tanto i lavoratori qualificati quanto i dirigenti – rimangono avvolte nel mistero. Uno dei collaboratori interni ha riferito alla rivista Wirtschaftswoche che “le decisioni sono dettate dalle esigenze di bilancio piuttosto che dalla considerazione delle risorse umane.”

Secondo le voci che circolano, il colosso automobilistico mira a ridurre i costi amministrativi del 20% entro il 2026. Questo ambizioso taglio, unitamente ad aggiustamenti strutturali nelle aree di vendita e sviluppo tecnico, è volto a incrementare il profitto del marchio di dieci miliardi di euro. Come riportato dal Handelsblatt, la quota del leone – quattro miliardi – dovrebbe provenire proprio dal risparmio suddetto. L’obiettivo a medio termine consiste nel raggiungere un margine operativo del 6,5%, in risalita dall’attuale 4%. Questo è un traguardo che non solo Volkswagen, ma anche altri brand del gruppo come Audi e Porsche, aspirano a raggiungere per garantire un miglior rendimento operativo.

Il pacchetto di performance proposto da VW si inserisce in un contesto di accesa competizione nel mercato internazionale, specialmente nell’era emergente della mobilità elettrica, dove la sfida con i produttori cinesi si fa sempre più intensa. Tuttavia, la decisione non è esente da critiche.

Volkswagen e la sua holding non navigano in acque difficili. Nel 2023, il gruppo ha registrato profitti post-tasse vicini ai 18 miliardi di euro, segnando un incremento del 13% rispetto all’anno precedente. Nell’ottica del capitalismo azionario, ancora una volta si privilegia la distribuzione dei profitti agli investitori piuttosto che i benefici ai lavoratori. Questo orientamento conduce inevitabilmente a strategie di taglio del personale.

Quest’anno, in particolare, VW sembra puntare ad un rinnovamento generazionale, incentivando l’uscita dei dipendenti più anziani, concentrandosi su quelli nati negli anni 1965 e 1966. La scelta sta sollevando non poche perplessità, soprattutto riguardo i principi di equità interni all’azienda.

Secondo quanto riportato dall’Handelsblatt, le proposte di pensionamento anticipato di Volkswagen si attestano mediamente al 70 percento dell’ultimo reddito annuo del dipendente. Gunnar Kilian, responsabile delle risorse umane, ha recentemente condiviso su LinkedIn che dall’inizio di febbraio sono pervenute oltre 4.800 richieste di adesione a questo programma, con un picco di 3.000 seguito all’annuncio delle condizioni per i nati nel 1967.

Il modello offerto solitamente da VW prevede un periodo di sei anni durante i quali i dipendenti continuano a lavorare a tempo pieno per i primi tre anni, ma con una retribuzione ridotta. Successivamente, entrano in un regime di “part-time passivo”, equivalente a un pensionamento anticipato.

Questo accordo è favorevole anche alla direzione dell’azienda: VW tende a evitare licenziamenti per mantenere buoni rapporti con i rappresentanti dei lavoratori e i sindacati, seguendo un approccio di “partnership sociale”. Tale strategia permette di ridurre la forza lavoro in modo pacifico e consensuale.

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