Lo stato tedesco impone il divieto di ingresso a causa del congresso per la Palestina – tra gli altri a Yanis Varoufakis – e per farlo ricorre a leggi aperte a qualsiasi interpretazione. Echi dell’esilio imposto a Chaplin dagli Stati Uniti risuonano nelle recenti controversie sui divieti di ingresso in Germania. Ne scrive Der Freitag
L’Esilio di Charlie Chaplin: Un Simbolo di Libertà Limitata
Il 18 settembre 1952, mentre navigava sul transatlantico Queen Elizabeth, Chaplin ricevette un telegramma. Le autorità statunitensi gli comunicavano che per rientrare negli USA, avrebbe dovuto sottoporsi ad un’audizione presso la “Commissione per le Attività Anti-Americane”. Ignorando questa imposizione, Chaplin avrebbe dovuto affrontare un divieto di ingresso.
Accusato di simpatie comuniste e tenuto sotto sorveglianza dall’FBI, Chaplin scelse l’esilio in Svizzera. Nelle sue memorie, rifletté con questa significativa citazione: “I super patrioti potrebbero diventare la cellula da cui l’America si trasforma in uno stato fascista.”
Divieti di Ingresso in Germania: le recenti controversie
Questo strumento politico non è confinato al passato. In Germania, simili misure sono state impiegate di recente. Martin Sellner, leader del movimento identitario in Austria, ne fu un esempio quando, a marzo, gli è stato imposto un divieto d’ingresso triennale in seguito ad un evento tenutosi a Potsdam.
Anche il Congresso per la Palestina, disperso dalla polizia ad aprile, ha visto tra i suoi oratori esclusi personalità come Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze greco. Le autorità hanno giustficato i divieti con la preoccupazione che potesse essere fatta propaganda anti-israeliana e antisemita.
Queste decisioni si fondano sul paragrafo 6 della legge sull’UE sulla libertà di movimento, attivabile in caso di potenziale “pericolo per la pubblica sicurezza e l’ordine”. Ma termini come “pubblica sicurezza” e “ordine pubblico” rimangono interpretazioni flessibili e soggettive.
Nel dicembre 2022, in Germania, lo spettro della punibilità si è allargato includendo anche la negazione o l’insulto a genocidi e crimini contro l’umanità. Alcuni esperti hanno messo in guardia dal rischio che interpretazioni troppo ampie di questi termini potrebbero limitare il discorso pubblico legittimo.
Certo, nella difesa della democrazia, è essenziale bilanciare la libertà di espressione con la sicurezza, ma esiste il rischio di scivolare verso un nuovo era di restrizioni “ben intenzionate”. Quando Chaplin fu bandito dagli Stati Uniti, rispose in maniera schietta e sarcastica alla domanda se fosse comunista: “No, non lo sono. Sono un partigiano della pace.”