Cosa sta succedendo alla Germania? Mentre il mondo si trova in un equilibrio sempre più precario, tra guerre, tensioni geopolitiche ed emergenze energetiche, Berlino sembra giocare una partita complessa. Da un lato, si allontana dal Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, dall’altro discute sulla possibilità di riaprire Nord Stream 2 (magari con un occhio agli Stati Uniti) e, come se non bastasse, si parla di una corsa al riarmo tecnologico per affermare la propria indipendenza militare.
Una nuova strategia? Un errore? Andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa sta succedendo davvero.

1. Addio al disarmo: la Germania abbandona il trattato sulle armi nucleari
Chi l’avrebbe mai detto? La Germania, storicamente un ponte tra le grandi potenze nucleari e i paesi che sognano un mondo senza bombe atomiche, ha deciso di non partecipare alla terza conferenza degli Stati membri del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). La notizia ha fatto rumore, e non a caso: per la prima volta, Berlino non siederà al tavolo di chi cerca di eliminare le armi nucleari.
Secondo l’IPPNW (International Physicians for the Prevention of Nuclear War), questa è una scelta scioccante. Perché voltare le spalle proprio al forum internazionale che ancora discute di disarmo? La spiegazione più plausibile è che la Germania voglia rimanere allineata alla strategia nucleare della NATO, che si basa sul concetto di deterrenza. E proprio qui sta il nodo della questione: Berlino sta valutando (insieme alla Francia) una possibile deterrenza nucleare europea, come alternativa alla protezione americana.
L’idea di un’Europa con un arsenale nucleare indipendente spaventa non poco. Il rischio? Normalizzare la presenza di testate atomiche e legittimare la loro esistenza. Non è un caso che molti paesi stiano spingendo nella direzione opposta: 94 Stati sostengono il trattato TPNW e la loro voce si fa sempre più forte. Ma la Germania, almeno per ora, ha scelto di restare fuori dal coro.

2. Nord Stream 2: un ritorno sotto il controllo americano?
Parliamo di gas. E di soldi, tanti soldi. Nord Stream 2, il gasdotto che collega la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico, è stato per anni al centro di polemiche, sanzioni e tensioni geopolitiche. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il progetto è stato ufficialmente congelato, e il gas russo è diventato quasi un tabù in Europa. O forse no?
Di recente, un politico tedesco della CDU, Thomas Bareiß, ha dichiarato che “prima o poi le sanzioni cadranno e il gas tornerà a fluire”. Ma c’è un dettaglio interessante: chi controllerebbe Nord Stream 2?
Secondo diversi media statunitensi e britannici, un consorzio americano sta cercando di acquisire la società che gestisce il gasdotto. Se questo scenario si concretizzasse, il gas russo potrebbe tornare in Europa, ma sotto supervisione USA. Paradossale? Non proprio. L’America già oggi fornisce circa la metà del gas liquefatto (LNG) importato dall’Europa. Controllare anche una pipeline come Nord Stream 2 garantirebbe a Washington un’ulteriore leva strategica sulle forniture energetiche europee.
Ma allora, la Germania cosa vuole fare? Berlino sembra bloccata tra la necessità di garantire energia a basso costo e la volontà di ridurre la dipendenza dalla Russia. Riaprire Nord Stream 2 significherebbe ammettere che le sanzioni energetiche contro Mosca non sono sostenibili nel lungo periodo. Ma se lo facesse attraverso un intermediario americano, salverebbe almeno la faccia.

3. Europa armata e indipendente? La corsa alla tecnologia militare
Se la questione nucleare e il gas non bastassero, c’è un terzo fronte che la Germania sta cercando di aprire: la corsa al riarmo tecnologico.
Un think tank tedesco, la Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP), ha pubblicato un piano ambizioso: rafforzare la difesa europea con droni, satelliti e intelligenza artificiale, riducendo la dipendenza dagli Stati Uniti. Il progetto, chiamato SPARTA, prevede:
- La creazione di “migliaia di droni da combattimento” per proteggere i confini orientali della NATO.
- Un sistema satellitare europeo per sorveglianza e difesa.
- Lo sviluppo di sistemi d’arma autonomi basati sull’intelligenza artificiale.
- La riduzione della dipendenza dai sistemi militari USA, come il caccia F-35, per evitare che Washington possa “spegnere” tecnologie critiche in caso di crisi politica.
Ma c’è di più. Il piano parla esplicitamente della necessità di “dotare l’Europa di una capacità nucleare simile a quella degli USA”.
E qui torniamo al punto di partenza: la Germania si sta smarcando dagli Stati Uniti per affermarsi come potenza autonoma?
Se da un lato è vero che Berlino sta cercando di rafforzare la difesa europea, dall’altro è impossibile ignorare il fatto che gli equilibri internazionali sono più fragili che mai. Un’Europa super-armata potrebbe essere una garanzia di sicurezza, ma anche un rischio enorme. La storia insegna che una corsa al riarmo può avere conseguenze imprevedibili.

Berlino tra scelte difficili e opportunità rischiose.
Ma tutto questo è davvero sostenibile? La Germania ha sempre giocato un ruolo di mediatore nel mondo, evitando di prendere posizioni estreme. Oggi sembra voler cambiare strada, ma ogni scelta ha un prezzo.
Nel tentativo di diventare più forte, potrebbe perdere proprio ciò che l’ha resa grande: la sua capacità di unire e non dividere.
E voi, cosa ne pensate? La Germania sta facendo la scelta giusta o sta rischiando troppo?