bomba atomica tedesca

Siamo nel maggio del 2025. L’aria a Berlino è elettrica, carica di una tensione che va oltre le consuete schermaglie politiche. Un sussurro, prima timido, poi sempre più insistente, si è trasformato in un grido che squarcia decenni di certezze e di comode ipocrisie. La Germania, il gigante economico europeo con un passato ingombrante e un presente da potenza pacifica (o almeno così si pensava), si trova improvvisamente a fare i conti con un fantasma che credeva sepolto: la possibilità di dotarsi della bomba atomica tedesca.

Non è un film di spionaggio, né la trama di un romanzo distopico. È il cuore pulsante di un dibattito che sta infiammando i corridoi del Bundestag, le redazioni dei giornali e le case dei tedeschi, un dibattito innescato da una serie di eventi che hanno scosso le fondamenta della sicurezza europea. La notizia, come un fulmine a ciel sereno, è piombata su un’opinione pubblica già frastornata: il Ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, avrebbe lasciato intendere, con parole che pesano come macigni, che la Germania potrebbe dover seguire le orme di una richiesta americana, quella di Donald Trump, e spingere le proprie spese per la difesa fino all’incredibile cifra del cinque per cento del Prodotto Interno Lordo. Stiamo parlando, secondo alcune stime riportate dalla stampa, di circa 225 miliardi di euro all’anno. Una cifra che, come fa notare con tagliente sarcasmo il sito critico NachDenkSeiten, potrebbe equivalere a quasi metà dell’intero bilancio federale. Da destinare a cosa? Panzer, armi, missili. Un riarmo colossale, per affrontare quale “nemico immaginario”?

Questo è il contesto, il terreno fertile su cui è germogliato il seme di un’idea ancora più radicale, quella che fino a ieri sarebbe stata considerata pura eresia: la Deutsche Atombombe.

bomba atomica tedesca

Il Vaso di Pandora del Riarmo Tedesco

L’annuncio, o meglio, l’indiscrezione sulle intenzioni di Wadephul, ha avuto l’effetto di una deflagrazione. Immediatamente, si sono levate voci critiche, indignate. NachDenkSeiten non ha usato mezzi termini, bollando la proposta come “irresponsabile”, una deriva “orwelliana” che tradisce il mandato di pace sancito dalla Legge Fondamentale tedesca. L’idea che il dialogo e la diplomazia, specialmente con la Russia, debbano lasciare il passo a una corsa agli armamenti senza precedenti, è vista da molti come una follia, un suicidio politico ed economico. Denaro, si sottolinea, che verrebbe sottratto a capitoli di spesa cruciali come la lotta alla povertà, l’istruzione, la sanità.

Wadephul, secondo le ricostruzioni, avrebbe anche cercato di addolcire la pillola con un “gioco di prestigio”: il cinque per cento potrebbe essere raggiunto sommando un 3,5% di spese militari classiche a un 1,5% destinato a “infrastrutture militarmente utilizzabili”. Tradotto: ponti rinforzati per farci passare i carri armati, strade capaci di sopportare convogli pesanti. Un modo, secondo i critici, per mascherare la vera entità dell’impegno bellico, ma che non cambia la sostanza: una Germania che si prepara a una guerra, o che almeno vuole dare l’impressione di farlo.

Ma perché questa corsa forsennata? Il richiamo all’alleato americano, Donald Trump, tornato alla Casa Bianca e con le sue ben note pressioni sulla NATO, è certamente un fattore. L’obiettivo del 2% del PIL per la difesa, a lungo disatteso da molti partner europei, inclusa la Germania, è stato trasformato da Trump in un mantra, e ora persino superato da questa nuova, esorbitante richiesta del 5%. Come riportato anche da ZDFheute, molti esperti, come Nico Lange della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, avevano inizialmente liquidato la cifra del 5% come una pura tattica negoziale. “Troppo alta,” dicevano. Eppure, ora, quella cifra è al centro del dibattito politico tedesco. Ulrich Kühn, dell’Istituto per la Ricerca sulla Pace e la Politica di Sicurezza di Amburgo (IFSH), pur ritenendo “escluso” che si arrivi davvero al 5%, riconosce che la Germania “dovrà spendere di più”. Un dato storico fornito da SIPRI e ripreso da ZDFheute ci ricorda che il picco massimo di spesa militare tedesca fu di poco meno del 4,9% nel lontano 1963, in piena Guerra Fredda. Perfino gli Stati Uniti, oggi, si fermano al 3,4%.

Il “Sondervermögen”, il fondo speciale da 100 miliardi creato dopo l’invasione russa dell’Ucraina, è già in gran parte speso o impegnato. Per finanziare un tale sforzo, si parla di nuovi fondi speciali, di riforme del freno all’indebitamento per escludere le spese militari oltre l’1% del PIL dai vincoli di bilancio. Ma è in questo clima di “tutto è possibile”, di rottura degli schemi, che l’impensabile ha iniziato a farsi strada.

germania propaganda bellica

L’Ombra Lunga della Bomba Atomica Tedesca

Se la corsa al riarmo convenzionale è già di per sé sconvolgente, è la discussione sulla bomba atomica tedesca a rappresentare il vero salto di qualità, la rottura di un tabù che ha retto per oltre settant’anni. Il sito German-Foreign-Policy.com, noto per le sue analisi approfondite sulla politica estera di Berlino, ha dedicato ampio spazio a questo tema scottante.

La miccia, a quanto pare, sarebbe stata accesa proprio dalla prospettiva di un secondo mandato di Trump e dalla crescente sensazione che l’Europa debba prepararsi a fare da sé, anche sul fronte della deterrenza nucleare. Non a caso, il (fittizio) Cancelliere Friedrich Merz, esponente della CDU, avrebbe pubblicamente dichiarato, già a febbraio 2025, che “l’Europa dovrà forse diventare più indipendente nuclearmente dagli Stati Uniti”, aprendo a colloqui con Parigi e Londra.

È qui che entra in gioco l’opzione più radicale: una bomba atomica nazionale. Alcuni organi di stampa tedeschi, come la Frankfurter Allgemeine Zeitung citata indirettamente, avrebbero iniziato a pubblicare editoriali che mettono apertamente in discussione i “vecchi vincoli” imposti alla Germania. Si allude chiaramente al Trattato Due più Quattro del 1990, che sancì la riunificazione tedesca ma impose anche la rinuncia alle armi atomiche, biologiche e chimiche. E, naturalmente, al Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT). “La Germania deve sciogliere vecchie catene”, sarebbe stato il tenore di alcuni commenti, suggerendo che il mutato scenario internazionale potrebbe rappresentare un “venir meno delle basi” di quegli accordi.

Queste non sono solo speculazioni accademiche. Sondaggi d’opinione, pur indicando che una maggioranza della popolazione è ancora contraria, mostrerebbero un crescente sostegno per un arsenale nucleare tedesco. E, cosa ancora più significativa, esponenti politici di primo piano dell’Alternative für Deutschland (AfD) hanno rotto ogni indugio. Rüdiger Lucassen, portavoce per la difesa del gruppo AfD al Bundestag ed ex colonnello, è stato citato con una dichiarazione inequivocabile: “La Germania ha bisogno di proprie armi atomiche“. Gli fa eco Hannes Gnauck, altro deputato AfD, anch’egli militare, che invoca un “proprio ombrello nucleare tedesco” per garantire “l’autonomia strategica dell’Europa”.

È chiaro che l’AfD cavalca un sentimento di insicurezza e un desiderio di affermazione nazionale. Ma il fatto che queste posizioni vengano espresse così apertamente, e che trovino una qualche eco, è un segnale da non sottovalutare. La Germania, va ricordato, possiede le capacità tecnologiche per l’arricchimento dell’uranio, un prerequisito fondamentale per la costruzione di ordigni nucleari. L’idea di una “latenza nucleare”, ovvero mantenere le competenze scientifiche e tecnologiche per poter, se necessario, avviare rapidamente un programma atomico, è stata ventilata da esperti come Thorsten Benner del Global Public Policy Institute (GPPi). Una sorta di opzione di riserva, nel caso in cui tutte le altre strade si rivelassero impraticabili.

bomba atomica tedesca

Gli Ostacoli e le Alternative: L’Ombrello Europeo di Macron

Naturalmente, la strada verso una bomba atomica tedesca è irta di ostacoli colossali. I vincoli giuridici internazionali sono il primo e più evidente. Mettere in discussione il Trattato 2+4 e l’NPT significherebbe scatenare una crisi diplomatica di proporzioni inimmaginabili, isolando la Germania e minando l’intero edificio della non proliferazione. Karl-Heinz Kamp, ex presidente dell’Accademia Federale per la Politica di Sicurezza (BAKS) e ora alla DGAP, ha sottolineato come, al momento, non ci sia “nessuna voce politicamente seria a Berlino” disposta a percorrere questa via. La volontà politica dei partiti tradizionali, almeno per ora, sembra mancare.

Di fronte a questo scenario, si fa strada un’alternativa, meno radicale ma non priva di complessità: un ombrello nucleare europeo a guida francese (e forse britannica). Il Presidente francese Emmanuel Macron è da tempo un sostenitore di questa idea. La sua tesi è che gli interessi nucleari vitali della Francia abbiano ormai acquisito una “dimensione europea”, permettendo di estendere la protezione della force de frappe ad altri partner, senza compromettere la sicurezza nazionale francese.

Come riporta German-Foreign-Policy.com, Macron starebbe intensificando gli sforzi in questa direzione. Sono in corso “colloqui seri” con la Polonia, come confermato dal Primo Ministro Donald Tusk a margine della firma di un nuovo trattato di cooperazione franco-polacco (il “Traité de Nancy”), che include una clausola di mutua assistenza e apre la porta a discussioni sull’estensione della deterrenza nucleare francese. Macron si è detto pronto a “discutere con tutti i partner che lo desiderano”.

La Germania è chiaramente uno di questi partner. Le parole del Cancelliere Merz sulla necessità di una maggiore indipendenza nucleare europea sono state registrate con attenzione a Parigi. Anche il Regno Unito, nonostante la Brexit, potrebbe essere coinvolto, come suggerito dall’esistenza di un “Trinity House Agreement” tra Londra e Berlino che prevede scambi su questioni nucleari. L’idea, avanzata da Kamp, è che la Germania possa contribuire finanziariamente ai “considerevoli costi” delle capacità nucleari francesi e britanniche, in cambio di garanzie di sicurezza “giuridicamente vincolanti” e, presumibilmente, di una qualche forma di consultazione o codecisione.

Tuttavia, anche qui i nodi da sciogliere non sono pochi. Macron è stato chiaro su tre punti: la Francia non pagherà per la sicurezza altrui; non sposterà armi nucleari di cui ha bisogno per la propria difesa; e, soprattutto, la decisione finale sull’impiego di un’arma atomica francese resterà prerogativa esclusiva del Presidente francese. È difficile immaginare che Berlino, o qualsiasi altro partner, accetti un ombrello nucleare senza avere alcuna voce in capitolo sul suo utilizzo, specialmente se deve contribuire finanziariamente in modo significativo. La “Mitbestimmung”, la codecisione, è un concetto profondamente radicato nella cultura politica tedesca.

riarmo tedesco

La Bundeswehr e le Sfide del Riarmo Convenzionale

Mentre si discute di scenari nucleari quasi fantascientifici, la realtà della Bundeswehr, le forze armate tedesche, è fatta di problemi molto più prosaici, come evidenziato anche dall’analisi di ZDFheute. Anche senza considerare l’obiettivo del 5%, l’esercito tedesco ha un fabbisogno finanziario enorme. Il fondo speciale “Zeitenwende” ha iniziato a colmare alcune lacune, soprattutto per quanto riguarda i grandi sistemi d’arma come carri armati e aerei. Ma permangono voragini in altri settori: infrastrutture fatiscenti, caserme da ristrutturare, carenza di personale qualificato, una burocrazia pachidermica che rallenta ogni processo di acquisizione.

Come sottolinea l’esperto Ulrich Kühn, non si tratta solo di stanziare più denaro, ma di spenderlo in modo “sensato”. C’è bisogno di un migliore coordinamento europeo negli appalti, di decidere se privilegiare sistemi d’arma americani (spesso più economici e rapidamente disponibili) o rafforzare l’industria della difesa europea (più costosa ma strategicamente più autonoma, soprattutto in un’era di incertezza transatlantica). La guerra in Ucraina ha dimostrato l’importanza tanto dei sistemi di difesa classici quanto delle nuove tecnologie, come i droni.

Pompare semplicemente più soldi in un sistema “totalmente iper-burocratizzato”, come lo definisce senza mezzi termini ZDFheute, difficilmente produrrà soluzioni rapide ed efficienti. Prima ancora di sognare la bomba atomica tedesca o di affidarsi a complessi schemi di deterrenza europea, la Germania deve mettere ordine in casa propria, riformando profondamente le sue forze armate.

Germania preparazione alla guerra

Un Futuro Incerto: La Germania al Bivio Nucleare

Il maggio del 2025 si profila dunque come un momento di svolta, un crocevia per la Germania e per l’intera architettura di sicurezza europea. La proposta di portare le spese militari al 5% del PIL è solo la punta dell’iceberg di un ripensamento strategico profondo, doloroso e carico di incognite.

La discussione sulla bomba atomica tedesca, per quanto ancora confinata a certi ambienti e fortemente osteggiata dalla maggioranza politica, è il sintomo più evidente di questo smarrimento. È il segnale che vecchi tabù possono essere infranti, che vecchie certezze non bastano più a garantire la sicurezza percepita. Che la Germania sia pronta a percorrere davvero questa strada è tutto da vedere. Le implicazioni sarebbero devastanti, sia sul piano interno che internazionale.

Più probabile, forse, è un lento e complesso avvicinamento a forme di cooperazione nucleare europea, con la Francia nel ruolo di perno. Ma anche questa via, come abbiamo visto, è lastricata di difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la condivisione del comando e del controllo.

Una cosa è certa: la Germania del 2025 non è più quella del 2020. Il mondo è cambiato, le minacce sono percepite come più vicine e più reali. E Berlino, volente o nolente, è chiamata a fare delle scelte che definiranno il suo ruolo nel mondo per i decenni a venire. La questione non è solo quanti carri armati comprare o quanti miliardi investire. La vera domanda è: quale Germania vuole essere? Una potenza regionale ancorata ai suoi principi pacifisti, pur rafforzando la sua difesa convenzionale? O una nazione disposta a rimettere in discussione i pilastri della sua identità post-bellica, fino a contemplare l’opzione nucleare, per rispondere a un mondo che percepisce come sempre più ostile? Il dibattito è aperto, e il suo esito è tutt’altro che scontato. L’ombra della bomba atomica tedesca, una volta evocata, sarà difficile da scacciare.

2 commenti a “Bomba Atomica Tedesca: Il Tabù Infranto che Scuote Berlino e l’Europa nel 2025”
    1. Le Nachdenkseiten sono schierate acriticamente contro il riarmo tedesco, contro l’escalation militare con la Russia e in favore della distenzione e della coesistenza pacifica fra i popoli, a differenza di buon parte della stampa mainstream

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