Berlino, primi di Maggio 2025. Un’aria tesa avvolge la politica tedesca. Non è solo il cambio di governo imminente, con l’uscita di scena della Ministra dell’Interno Nancy Faeser e del Cancelliere Olaf Scholz, a tenere banco. Una notizia, rimbalzata su tutti i media, ha l’effetto di una scossa tellurica: l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, il temuto Verfassungsschutz, ha fatto la sua mossa. Dopo anni di osservazione e analisi, l’agenzia di intelligence interna tedesca ha classificato l’intero partito Alternative für Deutschland (AfD) come “gesichert rechtsextremistisch” – estremista di destra accertato.
Un’etichetta pesante come un macigno. Soprattutto per un partito che, nonostante le controversie, siede nel Bundestag e raccoglie consensi significativi, tallonando (e a volte superando, secondo alcuni sondaggi pre-classificazione) persino i partiti tradizionali come la CDU/CSU. Ma cosa significa davvero questa classificazione? È la giusta difesa di una democrazia sotto attacco o, come sussurrano alcuni critici e urlano i diretti interessati, una manovra politica per silenziare un’opposizione scomoda? Immergiamoci nel cuore di questa vicenda che non è solo tedesca, ma che interroga le fondamenta stesse delle democrazie europee di fronte all’avanzata di nuove forze politiche. Il tema dell’AfD estremismo di destra è sulla bocca di tutti, da Berlino a Roma.

Il “Guardiano” della Democrazia Tedesca Sotto i Riflettori
Prima di addentrarci nelle conseguenze, facciamo un passo indietro. Chi è questo Verfassungsschutz che ha il potere di scuotere così la politica? Immaginatelo come il sistema immunitario della democrazia tedesca. Ufficialmente, è l’agenzia di intelligence interna, il cui compito è “la raccolta e l’analisi di informazioni” su tutte quelle “attività dirette contro l’ordine democratico liberale“. In pratica, tiene d’occhio estremisti di destra, di sinistra, islamisti e chiunque possa minacciare la Costituzione (la Legge Fondamentale tedesca), la democrazia, lo stato di diritto e la dignità umana. Un ruolo cruciale, spesso definito “sistema di allarme precoce della democrazia“.
Questo “guardiano“, però, non è esente da critiche. Come sottolinea l’ex ministro socialdemocratico Mathias Brodkorb in un’analisi tagliente, il Verfassungsschutz è pur sempre una “behörde weisungsgebundene“, un’autorità soggetta alle direttive del Ministero dell’Interno. Non è un istituto scientifico indipendente. E, come ricorda Brodkorb, in passato ha commesso errori clamorosi, osservando per decenni, e illegalmente, politici come Bodo Ramelow (Die Linke) o l’avvocato per i diritti umani Rolf Gössner, salvo poi essere costretto dai tribunali a fare marcia indietro. Questo background alimenta i dubbi sulla neutralità delle sue decisioni, specialmente quando riguardano un avversario politico così polarizzante come l’AfD.

Le Etichette dell’Intelligence: Dal Sospetto alla Certezza
Il percorso che ha portato alla classificazione dell’AfD come “estremista di destra accertato” non è stato improvviso. Il Verfassungsschutz opera per gradi. Si parte dal Prüffall (caso di verifica), una fase preliminare basata solo su fonti aperte – articoli di giornale, discorsi pubblici, programmi di partito – per capire se ci sia “fumo“. Se gli indizi si fanno più concreti, si passa al Verdachtsfall (caso sospetto). Qui l’asticella si alza: il gruppo diventa “oggetto di osservazione” e l’intelligence può usare i suoi strumenti, anche se con cautela. L’AfD a livello federale si trovava in questa categoria da tempo, e diverse sue sezioni regionali (come in Turingia, Sassonia e Sassonia-Anhalt) erano già state classificate al livello successivo.
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Il terzo e ultimo stadio è proprio quello raggiunto ora dall’intero partito: gesichert extremistische Bestrebung (attività estremista accertata). Secondo il Verfassungsschutz, a questo punto i dubbi non esistono più: il sospetto si è trasformato in certezza. Le prove raccolte dimostrerebbero inequivocabilmente le finalità anti-costituzionali del partito. È importante notare che, legalmente, gli strumenti di osservazione a disposizione (“nachrichtendienstliche Mittel” come informatori, osservazione diretta, intercettazioni in casi estremi) sono gli stessi del “Verdachtsfall“, ma le soglie per il loro utilizzo si abbassano. L’intelligence ha, per così dire, più libertà d’azione, pur dovendo sempre rispettare il principio di proporzionalità.

Perché Proprio Ora? Le Ragioni (e i Dubbi) Dietro il Sigillo “Estremista”
Ufficialmente, la motivazione addotta dal Verfassungsschutz per questa drastica escalation è pesante: si parla di una “impronta estremista che disprezza la dignità umana” diffusa in tutto il partito e, soprattutto, di un “concetto etnico del popolo” (ethnischer Volksbegriff) che sarebbe incompatibile con la Legge Fondamentale. L’argomento ricalca quello usato anni fa contro il partito neonazista NPD: l’idea che per essere “tedesco” non basti la cittadinanza, ma serva una discendenza “etnica”, creando cittadini di serie A e serie B e violando la dignità umana.5 Il Verfassungsschutz sostiene che l’AfD, pur magari con sfumature diverse, segua una logica simile, puntando a una “diseguaglianza non costituzionale” per i migranti.
Ma è davvero così semplice? L’AfD respinge categoricamente le accuse, parlando di un “abuso di potere statale senza precedenti” e di una decisione “politicamente motivata“, arrivata guarda caso a pochi giorni dalla fine del mandato della ministra Faeser (SPD) e con un Verfassungsschutz privo di un presidente titolare. “Un tempismo quantomeno bizzarro“, commenta sarcastica Beatrix von Storch, vice capogruppo AfD.

Un altro punto sollevato dai critici, e ben argomentato da Brodkorb, è la segretezza del presunto “super-rapporto” di oltre 1000 pagine su cui si baserebbe la decisione. Perché non renderlo pubblico, magari oscurando solo le poche parti derivanti da fonti d’intelligence riservate (ammesso che ci siano, visto che Brodkorb sostiene che il materiale si basa quasi al 100% su fonti aperte)? La risposta, secondo lui, è semplice: la segretezza serve a proteggere il potere dell’agenzia, a creare un’aura di inattaccabilità e a evitare che le sue interpretazioni, a volte forzate, vengano messe in discussione pubblicamente. Ad esempio, cita un passaggio trapelato (illegalmente, essendo il documento segreto) in cui un’affermazione di un membro AfD (“La politica migratoria fallimentare e l’abuso d’asilo hanno portato all’importazione di 100.000 persone da culture profondamente arretrate e misogine”) viene interpretata come prova dell’estremismo. Per Brodkorb, è una robusta opinione, non una violazione della Costituzione. Il trucco ermeneutico, secondo lui, sta nel presupporre l’estremismo e poi interpretare ogni frase, anche innocua, come una sua manifestazione nascosta, un po’ come fanno le teorie del complotto.

Terremoto Politico: Le Conseguenze della Classificazione sull’AfD
Al di là delle dispute interpretative, la classificazione come “estremista di destra accertato” ha conseguenze molto concrete.
Sorveglianza Rafforzata: Come detto, il Verfassungsschutz ha ora più margine per usare i suoi strumenti. Si parla di potenziali informatori pagati (i cosiddetti V-Leute), osservazione fisica e, in casi limite, controllo delle comunicazioni. Questo, ovviamente, solleva interrogativi sulla privacy e sui diritti di un partito politico e dei suoi membri, anche se ogni azione deve essere “proporzionata“.
Funzionari Pubblici Sotto Pressione: È forse questo uno dei fronti più caldi. I dipendenti pubblici in Germania (poliziotti, insegnanti, giudici, militari, impiegati amministrativi – i Beamte) hanno un dovere speciale di lealtà attiva verso la Costituzione. Non basta essere neutrali, bisogna difenderla. Cosa succede, quindi, se si è membri di un partito bollato come nemico di quella stessa Costituzione? Non c’è un automatismo di licenziamento, ma la pressione è enorme. L’Assia e la Baviera hanno già annunciato che valuteranno caso per caso i propri dipendenti iscritti all’AfD. Un politico CDU, Roderich Kiesewetter, ha parlato apertamente della possibilità di licenziamenti. Si parla già di circa 200 procedimenti disciplinari in corso contro poliziotti per sospetto estremismo di destra o ideologie cospirazioniste, anche se non è specificato quanti siano legati all’AfD. La situazione è esplosiva, tanto che un commentatore su un giornale tedesco scrive: “Allora l’Assia dovrebbe rimuovere dal servizio statale il signor Höcke [figura di spicco dell’ala più radicale dell’AfD, ndr], che è ancora un funzionario pubblico dell’Assia”.

Parlamento: Isolamento Politico? Formalmente, l’AfD resta nel Bundestag con i suoi diritti. Ma politicamente, il terreno si fa più scivoloso. La famosa “Brandmauer” (muro tagliafuoco), ovvero il rifiuto degli altri partiti a qualsiasi collaborazione, ne esce rafforzata. Diventa ancora più difficile per l’AfD ottenere ruoli istituzionali di peso, come la presidenza di commissioni parlamentari (specie quella, importantissima, del Bilancio, tradizionalmente appannaggio della maggiore opposizione) o un vicepresidente del Bundestag, posizioni che richiedono un voto di fiducia da parte degli altri deputati e che già in passato le erano state negate. Come afferma la deputata SPD Katja Mast, dopo questa classificazione, “i rappresentanti dell’AfD non sono eleggibili per incarichi e non possono rappresentare i democratici“.
Lo Spettro del Bando e dei Tagli ai Fondi: La classificazione riaccende prepotentemente il dibattito sulla messa al bando del partito (Parteiverbot).7 Attenzione: la decisione del Verfassungsschutz non porta automaticamente al bando. Solo la Corte Costituzionale Federale può vietare un partito, su richiesta del Governo, del Bundesrat (Camera delle Regioni) o del Bundestag (Parlamento federale). È una procedura complessa, con altissime soglie legali (si deve dimostrare che il partito combatte attivamente per sovvertire l’ordine democratico), e i precedenti tentativi contro l’NPD sono falliti o si sono arenati. Figure come Scholz e Faeser predicano cautela. Tuttavia, il materiale raccolto dal Verfassungsschutz costituirebbe una base probatoria fondamentale per un eventuale ricorso. Il dibattito è aperto, e nel Bundestag crescono le voci che chiedono di intraprendere questa strada. C’è però un’opzione intermedia, introdotta nel 2017: tagliare i finanziamenti pubblici statali ai partiti che mirano a danneggiare l’ordine democratico. Una misura meno drastica del bando, ma che colpirebbe duramente le casse dell’AfD.

Voci e Contrasti: Un Paese Diviso sull’AfD Estremismo di Destra
La decisione del Verfassungsschutz ha ovviamente scatenato un putiferio di reazioni, che dipingono il quadro di una Germania profondamente divisa.
L’AfD, come prevedibile, contrattacca duramente. I leader Alice Weidel e Tino Chrupalla parlano di “colpo pesante contro la democrazia tedesca“, denunciano la decisione come politicamente pilotata e annunciano battaglia legale. Hanno già perso ricorsi contro le classificazioni precedenti (“Prüffall” e “Verdachtsfall” in prime istanze), ma sono determinati a portare il caso fino all’ultima istanza. E continuano a martellare sulla mancata trasparenza riguardo al rapporto dell’intelligence.
Nel resto del panorama politico, le reazioni sono variegate. C’è chi, come il politico CDU Marco Wanderwitz, vede la classificazione come un passo necessario e invoca apertamente la messa al bando come “il mezzo più efficace per entusiasmare la gente per i partiti del centro democratico“. Addirittura, usa l’espressione forte che l’AfD debba essere “spenta” (“ausgeschaltet werden”) per avere successo nel recuperare i suoi elettori. Parole che hanno fatto drizzare le antenne a molti, evocate nei dibattiti online come reminiscenze di metodi antidemocratici: “Grazie Signor Wanderwitz, almeno lei ammette apertamente che, in mancanza di argomenti concreti, si tratta di eliminare l’opposizione con mezzi giuridici“, scrive un utente sui social, mentre un altro paragona l’idea a quella della DDR.

Altri politici sono più cauti sul bando, ma concordano sulla necessità di rafforzare la “Brandmauer” e di agire sui funzionari pubblici. Il dibattito, insomma, infuria.
Interessanti anche le reazioni internazionali, in particolare dagli Stati Uniti. Il Ministro degli Esteri (nel testo, ma in realtà senatore repubblicano influente) Marco Rubio ha accusato la Germania di “tirannia“, sostenendo che dare nuovi poteri ai servizi segreti per sorvegliare l’opposizione non sia democrazia. Anche il vicepresidente USA J.D. Vance aveva precedentemente criticato le “Brandmauern“. A queste accuse, il Ministero degli Esteri tedesco ha risposto seccamente su X: “Questa è democrazia. Questa decisione è il risultato di un’indagine approfondita e indipendente per proteggere la nostra Costituzione e lo stato di diritto“. Uno scontro diplomatico che evidenzia diverse visioni della democrazia e del ruolo dell’opposizione.
Ma cosa ne pensa la gente comune? I dibattiti online e i commenti sui social media offrono uno spaccato significativo. C’è chi applaude la decisione, ma molti esprimono scetticismo e preoccupazione. Un tema ricorrente è che vietare l’AfD non farà sparire i problemi né le ragioni per cui la gente la vota: “Credono seriamente che dopo un divieto i suoi elettori saranno confusi e disorientati […] e faranno la croce sulla SPD o sui Verdi? […] Vietare – e poi l’intero spettro ‘nazista’ sparirà per sempre“, scrive ironicamente un commentatore. Un altro aggiunge: “Si fonderà un nuovo partito analogo all’AfD più velocemente di quanto [Wanderwitz] possa immaginare“. Molti invitano i partiti tradizionali a concentrarsi sui problemi reali che alimentano il voto AfD, invece che sulla repressione: “Affrontate (onestamente) e risolvete i problemi, mantenete le promesse […] La rettitudine dura più a lungo e toglie consensi ai radicali“. E ancora: “Ma quando inizieranno finalmente i partiti a voler capire le ragioni dei voti all’AfD? Se si prendessero sul serio i bisogni, le preoccupazioni e le paure delle persone […] l’AfD non verrebbe più votata“. Emerge anche una forte critica all’uso del Verfassungsschutz come strumento politico, con paragoni alla Stasi della DDR.

Oltre le Etichette: La Democrazia Tedesca alla Prova Definitiva?
La classificazione dell’AfD come estremismo di destra accertato apre uno scenario carico di incognite e tensioni. Non è semplicemente un’etichetta apposta da un’agenzia governativa; è un atto che innesca processi legali, politici e sociali potenzialmente devastanti.
La Germania si trova ora di fronte a un bivio difficile, come sottolinea bene Brodkorb: da un lato, c’è la strada del procedimento di bando, rischiosa e dall’esito incerto. Un fallimento davanti alla Corte Costituzionale sarebbe un boomerang micidiale, delegittimando le istituzioni e rafforzando l’AfD. Dall’altro lato, non agire dopo aver dichiarato il partito una minaccia “accertata” apparirebbe incoerente e debole, minando la credibilità della “democrazia che si difende” (wehrhafte Demokratie).
In mezzo, ci sono milioni di elettori dell’AfD che si sentono etichettati e respinti, funzionari pubblici che temono per il loro lavoro, un’opinione pubblica divisa e un sistema politico che deve decidere come gestire un’opposizione considerata non solo avversaria, ma nemica della Costituzione stessa. Le prossime mosse – legali, politiche, giudiziarie – saranno cruciali. La battaglia sull’AfD estremismo di destra è appena iniziata e rischia di essere, come conclude Brodkorb, la prova forse più dura nella storia della democrazia tedesca. Una prova che l’Europa intera osserva con il fiato sospeso.